Intervista ai Dropkick Murphys: “Se sei a un nostro concerto e cominci a dire cazzate o scateni violenza politica, le prenderai secche”

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Credit: Dave Stauble

I Dropkick Murphys raccontano Okemah Rising, secondo tassello di un progetto incentrato su una serie di testi inediti di Woody Guthrie

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di Andrea Valentini

I Dropkick Murphys hanno pubblicato da poco l’album Okemah Rising, secondo tassello di un progetto iniziato lo scorso anno con This Machine Still Kills Fascists: in pratica la band ha lavorato su una serie di testi inediti del leggendario Woody Guthrie, musicandoli e trasformandoli in canzoni incise poi in versione unplugged.

Abbiamo raggiunto il batterista Matt Kelly, membro originale del gruppo – è entrato nel 1997 sostituendo Jeff Erna (alle pelli da 1996, anno della nascita del Dropkick Murphys, al 1997) – per una veloce chiacchierata in cui ci ha raccontato del rapport del gruppo con gli eredi di Guthrie, della lavorazione dei due album, ma anche di politica.

Come siete entrati in contatto con Nora, la figlia di Woody Guthrie? Il vostro legame è nato diverso tempo fa.

“Suo figlio Cole, che è anche lui un collega musicista, aveva un poster del nostro gruppo appeso in casa, parecchi di anni fa. A un certo punto loro hanno deciso che eravamo un gruppo con cui avrebbero avuto piacere di condividere alcuni dei testi inediti di Woody…”

Raccontami come avete fatto a scegliere e selezionare gli scritti di Guthrie presenti nel suo archivio.

“All’inizio del nostro rapporto, anni fa, Norah Guthrie ci ha dato una selezione di appunti del padre da sfogliare e noi abbiamo scelto i testi che ci sembravano più interessanti: abbiamo preso Gonna Be A Blackout e I’m Shipping Up To Boston. Blackout era già una canzone intera, mentre Shipping era costituita solo da un paio di righe, ma sentivamo che dovevamo assolutamente averla per noi! Per quanto riguarda i pezzi successivi, ora esiste un archivio digitale privato che contiene la maggior parte dei testi inediti di Woody Guthrie e noi abbiamo avuto il grande privilegio di consultarlo. Certi documenti erano solo appunti di poche parole, altri erano canzoni che somigliavano ad alcune che Guthrie aveva già pubblicato, altri ancora erano testi troppo strani per noi”.

C’è ancora qualcosa, in quell’archivio, su cui vorreste lavorare più avanti, magari per nuovi brani o progetti?

“Non che io sappia. Credo anche che più di 20 canzoni a tema siano sufficienti. I nostri due ‘album di Guthrie’ costituiscono un progetto speciale, simile come idea a dischi come Mermaid Ave. dei Wilco, per intenderci. Penso che con Al Barr momentaneamente lontano dalla band, incidere questi due LP sia stato qualcosa di diverso dal solito; non volevamo fare un disco ‘regolare’ dei Dropkick Murphys senza di lui”.

Fra gli ospiti coinvolti in Okemah Rising ci sono i Violent Femmes. Siete loro fan?

“Quando frequentavo le superiori, i Violent Femmes piacevano soprattutto ai tipi che si facevano delle gran canne e vestivano perennemente di nero. Mi è sempre piaciuta Blister In The Sun perché mi pareva una canzone brillante, ma non ho mai approfondito più di tanto. Detto questo, e ripensando a buona parte della loro musica, dico che sono stati un gruppo grandissimo, unico… probabilmente, in circostanze diverse, avrei apprezzato di più il loro lavoro, da giovane”.

È stato semplice coinvolgere Gordon Gano, Brian Ritchie e gli altri? Sono venuti in studio con voi o avete lavorato a distanza?

“Il caso vuole che il nostro manager sia anche il loro… per cui è stato abbastanza facile inoltrare loro la richiesta. Data la distanza geografica che ci separa, hanno registrato da remoto”.

Perché la scelta di pubblicare i due “dischi di Guthrie” separatamente e non insieme, come un corpus unico?

“Anche se tutte le canzoni hanno come fil rouge i testi di Guthrie, This Machine è più sul versante country/Americana, mentre Okemah Rising è molto più vicino alla nostra anima folk irlandese. Credo che, soprattutto ascoltando i due album uno dietro l’altro, si noti che l’atmosfera è leggermente diversa. Inoltre, al giorno d’oggi, un LP di 20 canzoni potrebbe avere un impatto minore su quegli ascoltatori che non hanno l’arco di attenzione necessario per ascoltare tutti quanti i pezzi”.

Questi vostri ultimi due dischi sono molto politicizzati. In particolare, con un titolo come This Machine Still Kills Fascists, avete ricevuto critiche o lamentele da parte delle frange della destra, negli USA o altrove?

“Un po’ sì. Credo proprio che una ristretta minoranza dei nostri fan, quelli che possono avere opinioni di “ultradestra”, possa essersi arrabbiata (scusate gente… ma non mi dispiace!). Ma in realtà credo che tanti fossero più preoccupati da certe idee di estrema sinistra sostenute da gruppi politici in cui Guthrie era attivo, che sono viste come pericolose o legate a schieramenti da non appoggiare”.

Trovo curioso il fatto che i Dropkick Murphys spesso siano visti come una band “divertente”, di quelle da andare a vedere per fare casino in allegria: questo nonostante l’ovvio contenuto politico dei vostri testi. Avete mai avuto problemi con frange di orientamento fascista ai vostri concerti? E come vi comportate di fronte a situazioni del genere?

“Pochissimi. Agli inizi, negli anni 90, di tanto in tanto ai nostri concerti gli skin apolitici se le suonavano con gli skin nazisti e con quelli di sinistra… ma da quasi 20 anni a questa parte attiriamo un pubblico più mainstream. Penso che l’omogeneità politica ai concerti e, in genere, altrove sia una cosa ridicola a cui aspirare e non dovrebbe essere un obiettivo su cui puntare. Non importa come la pensi: se sei a un nostro concerto e cominci a dire cazzate o sei lì per scatenare violenza di natura politica, le prenderai secche. Semplice”.

Rimanendo in tema: in Europa in particolare, generi come il Celtic/Irish punk, il Celtic metal etc. spesso attirano persone affascinate dai valori classici della mitologia nordica con inclinazioni nemmeno troppo nascoste verso il fascismo o la destra ultraconservatrice. Tu cosa ne pensi?

“È vero, spesso queste cose si sovrappongono. Io penso che avere dei valori ‘classici’ e tradizionali dovrebbe essere una lente attraverso cui valutare i terribili effetti, nel XX secolo, dell’eugenetica, ma anche del comunismo così come del nazionalsocialismo. Purtroppo, certi confondono le cose e hanno opinioni estremamente contraddittorie: non pensano nemmeno a riflettere sulla propria ipocrisia. Conosco un paio di persone così e cerco di avvicinarle con compassione. Comunque non mi capita di vedere molto di quello che dici ai nostri concerti… ma d’altra parte è anche vero che non sto certo lì a farmi paranoie per ciò che c’è nel cuore di tutti”.

Com’è la situazione con Al Barr? È rientrato o è ancora in pausa per prendersi cura della mamma?

“Il nostro Al sta ancora seguendo la madre, ma speriamo che torni presto. È terribile quello che sta affrontando e preghiamo per lui affinché trovi la forza di fare ciò che è giusto per sua madre”.

In estate sarete in Italia per una data: cosa pensate dei fan italiani e, in generale, dell’accoglienza che ricevete in Italia?

“Il pubblico in Italia reagisce sempre con grandissimo cuore ed entusiasmo: suonare per loro non costa alcuno sforzo ed è esaltante. Anzi, dovrei proprio farmi una vacanza lì da voi! Quando sono in tournée, non c’è mai abbastanza tempo per vedere le città storiche, le cattedrali e le bellezze naturali”.

Sai qualcosa della situazione politica italiana, con uno dei governi più di destra di sempre, dalla nascita della Repubblica?

“Purtroppo non ne so abbastanza di politica italiana per risponderti! Tutto ciò che posso fare è pregare che manteniate viva la fede, la speranza e la solidarietà in uno dei più grandi bastioni della civiltà occidentale”.

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